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Sisma e referendum

Sisma e referendum

Felicità e brindisi da una parte, pianti e lai dall'altra hanno salutato un risultato referendario tanto atteso (così lo storytelling, che poi in italiano sarebbe il racconto) per le sorti delle umane genti.  Un’altra Caporetto del governo Renzi che surclassa, quanto a qualità e numeri, il bagno di sangue registrato già nelle amministrative dello scorso giugno.

In sei mesi due palate in bocca improvvise ed inaspettate che segnano la fine di un’esperienza di governo carica, come mai prima, di benevole aspettative. Azzerano un’intera classe dirigente. Segnano definitivamente lo spartiacque tra un sistema ed un antisistema. Ridanno vita alla democrazia diretta e partecipata. Rigenerano una volta per tutte i valori, i principi ed i contenuti di una Carta Costituzionale che, apparentemente, sembravano incamminarsi verso il desueto e l’anacronistico. Indipendentemente dal risultato, quando il popolo sovrano si esprime, è sempre una festa per la democrazia. Invece per qualcuno si è trattato di un funerale bello e buono. Lasciamo stare i pasdaran dei social network, al cui confronto i foreign fighter che partono per la Siria, sono massimamente dialoganti.

Qui, nel caso specifico, stiamo (purtroppo) parlando di un presidente di giunta regionale e, di striscio di due parlamentari. Trattasi di Luca Ceriscioli (presidente pro tempore della giunta regionale), di Piergiorgio Carrescia deputato presso la Camera e Mario Morgoni, senatore della Repubblica. I tre - guarda caso, tutti del partito Democratico - hanno sentenziato, senza esitazioni e senza appello, come la fine del governo Renzi conduca automaticamente a delle inevitabili e gravi difficoltà per i terremotati.

C’è da dire tuttavia che, mentre i rilievi di Morgoni e di Carrescia siano di ordine organizzativo e temporale - il che è peraltro del tutto normale e comprensibile, quindi parzialmente fondati – quello di Ceriscioli è strutturale.

Leggete questa dichiarazione: ''Il Governo – ha detto il presidente delle Marche Luca Ceriscioli all’ANSA - ha preso tanti impegni significativi che riguardano la ricostruzione, le risposte ai bisogni più immediati. Per noi viene meno quello che era stato l'interlocutore principale. Con il nuovo governo si dovrà ricominciare, per far sì che si impegni almeno nella stessa misura con la quale con grande generosità e impegno si era speso il governo Renzi''.

Ora, noi che lo vediamo tutti i giorni in TV, sappiamo che Ceriscioli ha la faccia gioviale e sorridente di quello che ha appena vinto 200mila euro al gratta e vinci, proprio al bar di sotto. Quanto al resto, che sarebbe poi governare la regione Marche,  è buio pesto. Ne è riprova lampante questa improvvida ed intempestiva dichiarazione. Sia nella forma che nel contenuto. Per quanto riguarda la forma mi pregio di comunicare al presidente Ceriscioli che vige da sempre, nella Repubblica Italiana, il così detto principio della continuità degli atti amministrativi. La faccio ancora più facile, proprio perché capisca meglio senza tanti tecnicismi: le leggi, gli atti amministrativi valgono indipendentemente da chi le ha emanati. È l’atto che ha valenza e non la figura che li redige ed approva. Magari l'acquiescenza alla persona  valeva qualche secolo addietro. C’è un’interessante, curiosa letteratura su come la notizia della morte di Luigi XVI abbia percorso in tempi lunghi l’Europa e come ne siano rimasti diversamente colpiti i suoi funzionari disseminati nel continente, ma francamente non mi sembra questo il caso, nemmeno come termine di paragone.

Quanto alla sostanza c’è di che rimanere allibiti e sconcertati. Passi se la medesima dichiarazione l’avesse fatta il sindaco di un paesetto di poche anime, ma che un presidente di regione  - che adesso li chiamano, non a caso, governatori - non conosca le sue competenze e prerogative (peraltro dilatate in caso di emergenza), è troppo per davvero.

Da vicecommissario all’emergenza e alla ricostruzione, Ceriscioli, oltre che sfruttare la competenza legislativa regionale e di deliberare autonomamente, ha la facoltà di proporre ordinanze esecutive per far fronte alle impellenti esigenze di tutti i terremotati.

Se ritiene di non esserne all'altezza, perché Renzi si è dimesso, valuti e, come si dice in queste situazioni, apprezzate le circostanze, si dimetta pure lui, così da lasciare il  posto a chi ne fosse più capace . Se viceversa pensa di avere qualità e competenze si metta a lavorare a testa bassa con un cronoprogramma serio ed efficace, finalizzato ad alleviare per l’adesso, i disagi dei terremotati e per il poi una ricostruzione efficiente e duratura. Possibilmente e per il suo bene, rilasciando meno dichiarazioni possibili.

L’unica cosa che non deve fare è quella di trasmettere ansia ed apprensione del tutto infondate e fuori luogo, alle popolazioni colpite dal sisma. Qui, da noi tra l’altro, le scosse ancora continuano e si sta sempre sul chi va là.

Con la natura non possiamo combattere, ma contro gli sconsiderati improvvisatori, che strumentalizzano politicamente il post sisma ed i terremotati,  sì.  E  in questo caso, lo facciamo volentieri...

Fabrizio Cambriani
Opinionista e polemista, scrive solo per passione. In caso di guerre e/o calamità naturali diventa anche reporter e narratore. Politicamente ormai apolide, è sempre incuriosito e attratto dalle dinamiche relative alle continue trasformazioni sociali. Ama la buona tavola, l'ottima musica e le donne (anche contemporaneamente)...

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